GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI

I momenti storici collettivi possono essere ricordati in molteplici maniere, partecipando a iniziative culturali esterne per comprendere ed attualizzare i valori sottesi a certi episodi importanti della società. Il percorso storico museale è strettamente collegato con la società esterna, di cui è specchio, ancora più durante la Seconda Guerra Mondiale. 
La ricorrenza del 70° Anniversario della Resistenza comprende anche la sofferenza dei carcerati. Quale sofferenza? I sacrifici affrontati sin dall’inizio della Guerra di Liberazione per la scelta decisiva: SI o NO alla guerra e al Nazifascismo. 
Anche noi oggi siamo chiamati a fare le nostre scelte, partendo da questo luogo per trasmettere testimonianze e valori alla società di oggi. 
Il carcere era stato da sempre usato come strumento di repressione politica. Con l’ascesa del Fascismo al potere, già mel 1922, innumerevoli antifascisti, giovani renitenti alla leva, soldati disertori nonché prigionieri di guerra finirono in prigione. I detenuti patirono in modo disumano il carcere ancor più dopo l’8 Settembre 1943.
Se da un lato 650.000 Militari Italiani furono internati nei lager nazisti e successivamente anche nei lager sovietici, dall’altro i nazisti tedeschi con altri militari seguaci di Hitler, occuparono il carcere “Le Nuove”, in particolare il famigerato 1° Braccio. Tutti militari: vittime e carnefici.
Le sofferenze patite dai prigionieri in questo carcere, pur essendo inaudite ed inimmaginabili, furono affrontate con grande coraggio fino a sacrificare la propria vita per non tradire la scelta fatta insieme con altri.
L’attuale percorso storico museale ha lo scopo di sottolineare che nella vita bisogna saper scegliere, specialmente in certi momenti cruciali a livello individuale e sociale. 

La mostra è vivitabile lungo il percorso del Museo.