SHALOM ALEIKHEM

Lettura scenica
Nell’inverno del 1943, Giuseppe Jona, Presidente della Comunità Israelitica di Venezia, si tolse la vita per non consegnare al Comando Tedesco la Lista dei circa 1500 Cittadini veneziani di fede ebraica.
Fra il 5 dicembre del 1943 e il 17 agosto del 1944, il Comando Tedesco e la Guardia Fascista imprigionarono e deportarono, nei campi di sterminio nazisti, 248 ebrei veneziani; di questi,alla fine del conflitto, solo otto fecero ritorno a casa.
Il sacrificio di Giuseppe Jona salvò la vita ad oltre 1200 veneziani ebrei.
Una lapide, a Venezia, in Campo del Ghetto Novo, in Canaregio, reca:

Giuseppe Jona, clinico illustre, maestro di rettitudine e di bontà, resse la comunità di Venezia con alto senso di dignità e vi profuse i tesori dell‘anima sua grande; alla rovina d‘Italia e al nuovo martirio d‘Israele non seppe sopravvivere”

Testo di: FABRIZIO FRASSA
Voci recitanti: LOREDANA BAGNATO - LIVIO VASCHETTO
Voci registrate: 
Giuseppe Jona...LIVIO VASCHETTO
Ufficiale Tedesco...FABRIZIO FRASSA
Voce al telefono...ALESSANDRO UMORET
Scenografia: FRANCA BATTISTELLA
Luci e suoni: TONY SABATUCCI - CHARLIE PRANDI
Regia: FABRIZIO FRASSA


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UN PROGETTO: it.Art - Sezione Teatro
Il sodalizio artistico venutosi a creare, sulla base di una comune volontà di compiere un’indagine innovativa sulle tecniche e sugli schemi formali del teatro, fra gli attori Loredana Bagnato, Francesco Procacci, Livio Vaschetto e Antonio Zappia, il Musicista Alessandro Umoret e l’Autore Fabrizio Frassa ha determinato, nell’arco di quattro anni, la nascita di un repertorio di rappresentazioni inconsuete:
′RAPPRESENTAZIONE SENZATITOLO′ (2006), ′NIENTE STELLE′ (2007), ′L’ULTIMO SEGRETO′ (2007), ′INDIANS′ (2008), ′QUELL’UOMO VESTITO DI NERO′ (2009), ′SHALOM ALEIKHEM′ (2010), ′EXIT′ (2010),
ove l’intreccio fra testi e musiche si ispira ad una rivisitazione quasi chirurgica delle sintesi formali del teatro contemporaneo.
L’immobilità degli interpreti e la totale mancanza, quindi, di drammatizzazione, la scelta estetica della lettura in scena, le contestualizzazioni minimaliste degli spettacoli, tutti elementi estrapolati dagli schemi scenici di tipo concertistico, obbligano lo spettatore ad una visione quasi esclusivamente mentale, dalla quale discende, in una sorta
di tempesta di immagini, una fruizione, per ognuno, fortemente soggettivizzata, che impedisce il verificarsi di un solo istante di estraniazione.